15 settembre 2012

Non sai mai cosa dire quando stai per morire, non sai mai cosa dire a chi sta per morire.



Non ho mai scritto molto riguardo a mia nonna su queste pagine, credo di avervi già ammorbato abbastanza con la sfilza di tutti i miei parenti morti; la mamma, il papà che mi auguro sia morto ma temo di no, il nonno, la zia, l’altra zia, Dio (siamo tutti figli diddio, no?), il Sega Saturn, la mia libido. Ma hey, è la vita, a un certo punto finisce, non dimentichiamolo. I frati trappisti non l’hanno mai fatto e la loro birra è deliziosa, potrebbe esistere un nesso.


Ricordiamoci che dobbiamo morire. È il caso che qualcuno ce lo faccia notare con costanza, il memento mori allontana superbia e cinismo, mode pessime sebbene inflazionate, tipo Instagram senza il porno.

Mia nonna, che ora avrebbe tipo 107 anni e un cancro grande come il Molise al posto dell’esofago, non avrebbe mai capito un paragone de del genere, così come non lo capirebbe Abel Aziz che ha trentacinque anni e vive di furtarelli, slot machines ed espedienti accampato nei pressi del Terminal Traghetti di Genova.

A differenza di Aziz, che non spaccia e quindi è del tutto inutile, devo molto a mia nonna. Nemmeno lei spacciava, sebbene coltivasse diverse piante di Marijuana in balcone, ma grazie a lei ho nozioni di botanica e arte culinaria a sufficienza da sembrare gay. Inoltre so cos’è una gastroscopia e già a dieci anni il concetto di tumore allo stomaco non mi era sconosciuto, tanto che riuscivo a parlarne con disinvolta padronanza lessicale e insultare il mio interlocutore facendola sempre franca grazie al pretesto del “sono turbato”, l'equivalente preadolescenziale del sono incinta.

Che bambino sveglio! Dovresti fare il medico da grande!
“Mia nonna sta morendo, fottiti baldracca di una cagna putrida.”
So che ora sei turbato e lascerò perdere le tue parole
“Sei una fottuta baldracca morta, maestra.”

Forse non serviva molto per sembrare svegli nella Palermo dei primi anni 90, chi lo sa. Ricordo che insultare la maestra funzionava benissimo.
Ricordo che in quel periodo il terrore delle autobombe offuscò in poco tempo il raziocinio dei singoli, andando a ingrassare la belva della paranoia e lasciando terreno fertile  al germe della follia e a Forza Italia. Così le mattine passavano in scuole presidiate da militari all’ingresso e i pomeriggi chiusi in casa a giocare con i videogames, mentre fuori i militari presidiavano la casa del magistrato che viveva di fronte.
In questo contesto, le avventure grafiche della Lucas Arts sono qualcosa di memorabile. 

Non per mia nonna, lei trovava orribile che i miei amichetti e io passassimo i pomeriggi rintanati in casa soltanto perché Borsellino era saltato in aria poco più in là. 

“Se ce ne stiamo chiusi come talpe, vuol dire che hanno già vinto loro. Dobbiamo uscire, dobbiamo urlare che non abbiamo paura.” cercò di spiegarmi in un dialetto che nemmeno ricordo più, senza che io capissi in tempo. 

Ovviamente me ne restai ben rintanato in casa, anche perché tutti quei militari a piede libero non mi facevano affatto sentire sicuro, tutt’altro, mi terrorizzavano. Andare a scuola non è piacevole per nessuno da piccoli, aggiungete il fattore carcere che guardie armate all’ingresso inevitabilmente conferiscono all’edificio e bam, col cazzo che esco di casa.

Non parlo di mia nonna spesso, purtroppo non sono riuscito a dirle quanto fosse importante per me quando era in vita e questo mi avvilisce. L’ultima volta che l’ho vista era in ospedale, calva, dimagrita e pallida.

“Mi servono ventimila lire per le scarpe di kung fu.” affermai.
“Ma perché non giochi a calcio come tutti i maschi?” mi domandò.
“Perché giocando a calcio non imparerò mai a fare l’onda energetica, eh!” sentenziai, scuotendo la testa.
“Mah.” grugnì la vecchia. 
“Dai da bere alle piante quando torni a casa” disse infine con voce rauca, prima di abbandonare la testa sul cuscino e dormire, o qualcosa di simile.
Probabilmente non sai mai cosa dire quando stai per morire, sicuramente non sai mai cosa dire a chi sta per morire.

Tornato a casa annaffiai per bene le piante di Marijuana che si abbronzavano sul balcone, quindi andai a giocare con i miei amici, facendo finta di nulla. Non m’importava delle bombe, dell'esercito, del cancro, della scuola, di continuare kung fu; non m’importava di niente. 
Avevo vinto il terrore.

Poi successero tantissime altre cose, la più divertente fu la retata dell'antidroga, ma sto pensando di smettere di farvi leggere gratis le mie perle autobiografiche, tra due settimane esatte il magico mondo dei disoccupati reclamerà la mia assenza estiva, e stavolta non ho ancora vinto il terrore.

Chissà come diavolo ci riesce Aziz.



Be human
Drink! il primo blog italiano di satira videoludica. Affiliato con Microsoft e con gli altri seguenti brand: Beck's, Ceres, Xanax, Durex, Metallica, Google.