17 luglio 2010

Once upon a time.

C’è stato un periodo della mia vita, quando ero un giovane teppista e vivevo in Trinacria, in cui ho ardentemente desiderato fare lo scout.
E non sto scherzando, sono davvero siciliano.

Qui a fianco la pubblicità della facolta di giurisprudenza di Acireale che gira su internet.

Ovviamente ero poco più che un bambino, fossi stato un trentenne desideroso di essere un lupetto mi sarei sparato un colpo in testa.
E poi tutti i miei amici facevano gli scout. Tutti tranne quello strano ragazzino che, per via del suo incomprensibile modo di esprimersi, noi normodotati chiamavamo “America”.
Un epiteto presente nell’immaginario collettivo della Sicilia, dove una persona che non si riesce a capire parla americano e non arabo, per ovvi motivi. Avete mai sentito parlare un siciliano, no?

Immagino che con l’arrivo degli americani alla fine della Seconda Guerra Mondiale la popolazione locale abbia trovato non poche difficoltà a comprendere quei soldati.
Donne escluse, ovviamente. Loro capiscono sempre tutto.
Furbette.

America, che nei tratti somatici ricordava più uno schifoso magrebino che un siciliano -ammesso che esista una reale differenza dei tratti somatici tra nordafricani e terroni- come ogni bambino dotato di un padre mediamente cerebroleso, era un grande tifoso del Palermo.
Non sono un grande esperto di calcio, non sono un grande esperto di un fottuto nulla, a dirla tutta, ma sono abbastanza certo che il Palermo in quegli anni fosse in serie C.
Non per nulla tanti terroni tifavano Inter, Milan, Roma, Juve, Sassuolo, perché da loro seguire la squadra locale era di una noia infinita.

C’erano un numero spropositato di cose noiose, quando ero piccolo.

La solitudine, ad esempio, o la domenica.
Facile quindi pensare che unirmi agli scout avrebbe risolto la causa della noia.
I miei nonni erano d’accordo, però c’era un problema: gli scout sono un’associazione cattolica, per iscriversi bisogna pagare la parrocchia, per di più il prete non accetta persone prive di Dio.
Ed io non avevo manco il battesimo, figurarsi se avevo un dio.


Così, vaffanculo, prendiamoci sto battesimo, m’impuntai, cosa vuoi che sia? Dai Nonna! Dai! Dai!
Allora mia nonna pregò il fusto di Stalin che tenevamo in salotto di aver misericordia di me e si raccomandò a Santa Rosalia perché Dio non si offendesse dalle mie bestemmie.
I comunisti siciliani sono strana gente.

Quindi, come la prassi imponeva, m’iscrisse al catechismo.
Catechismo?
Cazzo è?
“Per essere battezzato, visto che hai dodici anni, devi studiare la bibbia e la parola di Gesù”.
Cristo no, per favore, possiamo solo fare la cosa della bibbia e basta?

Non si poteva.

Il primo giorno di catechismo conobbi America. Il soprannome era necessario poiché nessuno ha mai capito cosa dicesse rispondendo alla domanda “Come ti chiami?”
Chissà come diavolo si chiamava quel ragazzino.

Comunque nella mia classe c’era un altro “fuoricorso”, grazie a dio. America ed io siamo nati lo stesso anno, lo intravedevo sempre quando andavo a scuola e lui  vendeva broccoli da un camion con suo padre. Frequentando lo stesso posto diventammo per forza di cosa amici.
Non riesco a ricordare una sola parola di quello che ci raccontammo.
Pare che il problema sia dovuto alle smisurate dimensioni del mio pene e da tutto l'egocentrismo che ne deriva.
O forse America era davvero sordomuto.

Boh, sia quel che sia, il secondo giorno decidemmo di marinare il catechismo, che da solo era noioso quanto 30 domeniche e almeno Cent’anni Di Solitudine. Non servirono molte parole per mettersi d'accordo e semplicemte voltare le spalle a quella pulciosa parrocchia.
Chiesi ad America come mai lui faceva il catechismo, dato che non mi sembrava intenzionato ad entrare negli scout. Mi rispose mostrandomi dei lividi spaventosi che aveva sulla schiena.
Le parole sono sopravvalutate a volte.

Quel pomeriggio reso libero da una sorta di giovane anticlericalesimo meritava di essere goduto appieno.
Bevemmo una lattina di birra in due.
Poi, per la prima volta nella mia vita, andai in una sala giochi, di quelle primi anni ’90.
Non credo di esserne mai più uscito.
America attualmente è in carcere, credo che nemmeno lui sia mai uscito.



E questa è la storia del perché non sono stato battezzato, del perché non ho fatto gli scout e di come ho iniziato a bere.

It’s summer, for the God’s sake,
Drink! Il primo blog videoludico che non ha bisogno di anfore nascoste nel culo del mondo per sgolarsi una bottiglia di Montenegro.