25 settembre 2009

Esseri nintendosi* (Special Guest Star: Essere Disgustoso*)

   odiavo stare con mio padre: mai conosciuto un uomo più stronzo. sempre a reprimermi e a mortificarmi. ogni volta era la stessa storia:
“ho fame! devo andare in bagno! eddai!”, chiedevo io tirandolo per la giacca.
“un’altra volta?!?”
“uffa… sì…”
“io con te non ce la faccio più: non sopporterò il tuo ingiustifiabile infantilismo per un altro centesimo di secondo! quando maturerai del tutto? e smettila di chiedere sempre da mangiare o di andare in bagno ogni cinque minuti: hai quarantatrè anni, quando imparerai a trattenderla?”



   rientrato a casa dal lavoro, decisi di fare una partita alla nintendo wii. avevo appena avviato un nuovo gioco, quello nel quale il tuo avatar deve cospargere di benzina un barbone e dargli fuoco con il nuovo joypad a forma mein kampf, quando squillò il telefono:
“pronto?”
“casa fortunato?”
“sì.”
“eh eh… sono veneziani, la chiamo dalla banca .”
“oh, dica pure.”
“ha presente quando le consigliammo caldamente di investire in azioni della lehman brothers?”
“sì.”
“ricorda che lei accettò quel consiglio?”
“sì.”
“ecco. arrivederci.”

   odiavo stare con mio figlio: mai visto un bambino di cinque anni più stronzo. tra noi, ora, mi sembra di rivivere le stesse scene vissute con mio padre:
“ho fame! devo andare in bagno! eddai!”
“un’altra volta?!?”
“uffa… sì…”
“io con te non ce la faccio più: non sopporterò il tuo ingiustifiabile infantilismo per un altro centesimo di secondo! quando maturerai del tutto? e smettila di chiedere sempre da mangiare o di andare in bagno ogni cinque minuti: ormai sei adulto, sai trattenerla. hai capito, papà?”

   ora sono morto, per fortuna. e sono contento di aver firmato dal notaio un documento nel quale accennavo una sorta di testamento biologico personalizzato. poche ma semplici righe: chi si batte per alimentarmi artificialmente in una situazione di coma irreversibile è frocio. e tenete dino boffo lontano da me.

   mio figlio proprio non mi rispettava. per i suoi dieci anni chiamai un clown per fare qualche gioco: ebbene, riuscì a darmi contro anche lì. non solo mi rimproverò di fronte a tutti per aver chiamato un altro pagliaccio oltre me ma, durante lo spettacolo, prese pesantemente in giro uno degli invitati arrivando a definirlo acefaloide mononeurotico privo di dignità solo perché non era riuscito a capire un banalissimo gioco di carte.
   era terribile. quando dovevo accompagnarlo per i colloqui con gli insegnanti diventavo io, l’alunno da giudicare, dato che i suoi insegnanti conoscevano tutte le mie debolezze. per i suoi diciott’anni chiese, e ottenne, che anche suo nonno, mio padre, mi accompagnasse ai suoi colloqui con gli insegnanti.
   credo che non ci sia bisogno di specificare che mio padre e mio figlio andavano molto d’accordo. mi deridevano con tutti, continuamente. tutti: bambini, anziani, uomini, donne, alessandro cecchi paone. tutti.
   e poi cosa posso farci io, se non riesco ad afferrare subito i trucchi dei prestigiatori?

   il giorno successivo, rientrato a casa dalla banca, decisi di fare una partita alla nintendo wii. avevo appena avviato un nuovo gioco, quello nel quale il tuo avatar deve far ubriacare una coetanea ad una festa delle medie per poi approfittare ferinamente di lei con il nuovo joypad a forma di imene, quando squillò il telefono:
“andrea, caro, ci sei?”
“sì dolcezza, dimmi.”
“ebbene, ti chiamo per dirti che ne ho abbastanza di te e dei tuoi stupidi giochetti: chiedo il divorzio e, da brava moglie quale ritengo di essere, farò di tutto per lasciarti in mutande, caro il mio andrea fortunato, eh eh… e non sopporterò il tuo ingiustificabile infantilismo per un altro secondo! hai quasi quarant’anni, quando maturerai del tutto?”
“mi lasci, mi porti via tutto… questo significa che non mi vedrò più nostro figlio?”
“oh, sai che non farei una cosa del genere al padre di mio figlio.”
“troia.”

   da bambino, una volta, m’intrufolai di nascosto nella stanza dei miei genitori mentre, più affettuosamente del solito, facevano l’amore. quando mi scoprirono il giardiniere di casa, vestito da fustigatore feticista, gentilmente mi accompagnò alla porta. non capii per molto tempo. soprattutto non riuscii a capire perchè, oltre al giardiniere di casa vestito da fustigatore feticista, con loro era presente anche il fustigatore feticista di casa vestito da giardiniere. quesiti irrisolti che mi rovinarono l’infanzia.

   tornai a casa con l’intenzione di guardare un film, uno di quelli divertenti. indeciso tra “la ciociara” e “i ragazzi dello zoo di berlino”, lo sguardo si poggiò sulla nintendo wii e scelsi di provare un nuovo gioco, quello nel quale il tuo avatar deve accusare di omosessualità il direttore di un quotidiano cattolico con il nuovo joypad a forma di nota informativa del sisde, quando squillò il telefono:
“pronto?”
“fortunato?”
“sì.”
“eh eh… sono franchini dell’ufficio personale: lei è licenziato.”
“oh, mi faccia indovinare: forse perché impiego la maggior parte del mio turno al cesso o a spendere mezzo stipendio ai distributori?”
“non so cosa dirle… buonasera…”, dice riabbassando la cornetta ma, in sottofondo, posso udire un “ehi, ragazzi, ho trovato la giusta causa!”
   subito dopo, la nintendo wii esplode liberando un fungo atomico. e un joypad a forma di truman.

   e va bene, mi arrendo. dio, sto parlando con te: posso sopportare la perdita di tutto il mio denaro, di mia moglie, del lavoro… se vuoi prenditi mio figlio… anzi, se vuoi prenderti mio figlio in cambio della mia felicità terrena, fai pure… ma anche la nintendo wii… ne ho abbastanza

   liberi di non crederci ma l’ho fatto: mi sono buttato dalla finestra. ho preso la rincorsa, ho saltato il davanzale del balcone e, dopo un rapido schianto… sono morto. non mi credete? se non l’avessi fatto, come farei a raccontarlo?
   eh sì, sono finito nell’al di là. come si sta? oh, peggio dell’al di qua non si poteva stare. nonostante non accetti con entusiasmo grandi cambiamenti, si tira avanti. sto scrivendo un diario ma gli eredi di silvio pellico non vogliono saperne di cedere i diritti.
  
   così, per ammazzare il tempo, ho preso una nintendo wii. i giochi che hanno qui sono pazzeschi: ormai sono un campione in quello nel quale il tuo avatar, con un guanto di carta vetrata, si masturba su materiale pedopornografico con il nuovo joypad a forma di padre o’grady ma devo essere sincero: me l’aspettavo peggio, la morte. anzi, posso mangiare e stare in bagno quanto voglio senza che nessuno mi rompa le scatole: morire è bello.
   in più, niente può eguagliare il potere di spiare giovani nipoti mentre si fanno una sega.
ed*

(thanks to Essere Disgustoso*)



Gloria nell'alto dei cieli e
Drink! in terra agli uomini di buona volontà.