21 novembre 2010

Recensione: Harry Potter e i doni della morte [film]

[Il post seguente è stato rubato in accordo con l'autore dal blog di Franz, Pacatamente]
 

E’ oramai tradizione attestata che quando entri io in sala Harry Potter sia già iniziato da qualche minuto: potrei tentare di tutto, dall’arrivare al cinema quattro anni prima o inventare la macchina del tempo, e mi siederei comunque non prima che Bill Nighy abbia concluso il suo discorso di overture.
Fa nulla.

Mi seggo e già riconosco il pubblico pur nel buio della sala: metà sono bambini maleducati e l’altra metà ventenni in pieno amplesso potteriano: il risultato di questo connubio è un casino non da poco: ma anche questo fa nulla, dacché avevo messo comunque in conto che ci sarebbero state le seguenti distrazioni: 

  1. i potteriani che spiegano a eventuali compagnie non potteriane cosa sta accadendo (e, a volte, cosa sta per accadere, con poco giubilo da parte di chi ha avuto un’infanzia felice e lontana da fantasie oscene con Severus Piton);
  2. i potteriani che litigano con eventuali compagnie potteriane su questioni di poco conto (“Ruper è molto maturato nella recitazione”, o “Ginny con quelle spalle nude è una sgualdrina”, oppure “hai detto sgualdrina, pezzo di merda?”, mentre spesso sentite anche “non mi piace il doppiaggio di Voldemort” assieme a “si, ho detto sgualdrina e rincaro con grifondoro puttana!”);
  3. le varie fazioni che ululano quando appare il loro personaggio preferito per la prima volta;
  4. i bambini che dopo i primi cinque minuti sono già distratti e giocano lanciandosi i popcorn;
  5. le maschere che ti puntano la torcia in faccia per vedere se non stai registrando una copia pirata con cui abbattere l’economia della cinematografia;
  6. i potteriani che si commuovono e piangono.

    Ma veniamo al film.

    C’è una grande cosa che mi piace di Harry Potter: la scenografia.
    Tra le zone non magiche, sono presenti ampi spazzi naturali che permettono riprese mozzafiato, seppur un po’ da documentario, a volte; ma soprattutto ho amato il set durante le riprese di scene di azioni: queste sono state calate in un ambiente urbano tipicamente londinese, quindi piccolo, particolareggiato e vivo, ben distante dagli asettici ed enormi scenari metropolitani a cui ci ha abituato l’action movie americano, con solo qualche comparsa di sfondo urlante di tanto in tanto; tant’é che la scena dell’inseguimento iniziale di Harry e Hagrid avviene in una galleria a due corsie (!), piene di scatolette a quattro ruote non molto dissimili da quelle che troverei davvero imbottigliate nel traffico il lunedì mattina.
    Gli ambienti non-babbani, invece, che pur sono una delle cose che ha resto nota la saga, sono stati pochissimi: l’unico luogo magico importante visitato è stato il ministero, senza per altro che siano state aggiunge grandi novità dalla scenografia del quinto film (avran ripreso il medesimo cartonato), anche se mi è sembrato molto accurato usare per manifesti e volantini che lì circolavano una grafica che ricorda non poco quella del ventennio.


    Continua a deludermi un po’ il dialogo: a volte le battute di alcuni personaggi sono senza senso e Ron soprattutto passa da un argomento all’altro, scorciando così, per motivi di tempo, dialoghi o scene più ampie: praticamente alcune spiegazioni sono proferite in modo così economico e veloce che mi domando se sia tutto comprensibile a chi non ha letto il libro; altre scene ancora sarebbero apparse lente se non fossero state supportarte da una buona colonna sonora. Quest’ultima, però, non è più quella brillante di un film magico, bensì quella intensa e grave di un film apocalittico.


    Altra questione cocente è l’infedeltà al libro: grave domanda che indaga su le scenette aggiunte e tagliate.
    A mio avviso una deturpazione necessaria, altrimenti il film non reggerebbe con solo la tensione dei ragazzi: quindi, c’era bisogno di quel balletto con Harry ed Hermione, c’era bisogno delle banali ma simpatiche scenette di Ron, c’era bisogno di non gravare con la conversione di Kretchet, ma soprattutto era necessario che la fiaba dei Doni Della Morte venisse trattata con la semplicità di un disegno stilizzato su sfondo di seppia.
    Ammirevole che almeno questo film si sia concluso con una scena decente, e non la ripresa dall’alto del trio che spara qualche boutade retorica sul fatto che loro ci hanno l’amore e Voldemort no.


    Alcune immagini tratte dal film:

    Un mezzosangue catturato dai Ghermidori

    Ron distrugge l’Horcrux con la spada di Godric Grifondoro

    Potter contro quel cattivone di Leopardi
    (da pacatamente.wordress.com)


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