18 settembre 2010

Recensione: La solitudine dei numeri primi [film]


Mattia e Alice sono due sfigati che più sfigati non si può. A dirla tutta Mattia è anche un coglionazzo, perchè il nodo gordiano del malessere esistenziale che lo turberà per tutta la vita risiede in un episodio di cui soltanto lui è responsabile, ovvero aver abbandonato la propria gemella in un parco.
Bravo, testa di cazzo.

Alice, zoppa a causa di un incidente sciistico, sarebbe anche una persona bene o male normale ma un grave handicap pende su di lei: è donna. Non credo serva aggiungere altro.

Sebbene nel mondo reale dei personaggi così mal assortiti non potrebbero e non dovrebbero procreare, tra i due fiorisce una sorta di compassionevole amore che puzza di endogamia e che inevitabilmente dà il voltastomaco.

La pellicola attraversa diversi momenti della vita dei due casi umani di cui sopra e bla bla bla per quasi due ore.

A differenza del famoso libro, che non ho letto temendo fosse un saggio di matematica, quest'opera è un film.

GIUDIZIO ULTRA CRITICO
In confronto a Somewhere di Coppola, La solitudine dei numeri primi è un capolavoro, ma solo perchè Somewhere è davvero un film di merda nell'accezione meno ironica del termine.
Bella la canzone di Kim Carnes, anonima la regia di Costanzo, considerevoli le dimensioni delle tette di una fanciulla disgraziatamente sedutasi accanto al sottoscritto e che col suo decoltè mi ha intrattenuto durante le scene più noise.
Sconsigliato.

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Drink! il primo blog videoludico diverso e polemico, che non ha nessun rispetto per la democrazia, e che parla molto male di prostitute e detenuti da quanto mi fa schifo chi ne fa dei miti.