Il telefono dell'ufficio suonò. Giacomo rispose dopo il primo squillo: era la centralinista.
- Signor Pierini, ha chiamato una certa Chiara per lei.
- Chiara? Me la passi, me la passi!
Qualche secondo di attesa, poi una voce squillante esplose nella cornetta.
- Auguriiiiiiii!
Un sorriso ebete affiorò sulle labbra di Giacomo.
- Ah, ti sei ricordata!
- Certo che mi ricordo! Per chi mi hai presa? Buon compleanno Topolino!
- Grazie Amorina! Quando torni? Mi manchi tantissimo...
- Ma sono via solo da ieri, sciocchino! Comunque, anche tu mi manchi! Qua ho finito, parto fra un'oretta e dovrei arrivare a Padova questo pomeriggio. Giusto in tempo per festeggiare!
- Perfetto! Pensavo di fare qualcosa con gli altri sabato, che dici? Così questa sera possiamo fare una piccola... festicciola privata!
- Sìììììì, ti giuro, volevo proporti la stessa cosa? E, visto che è una seratina speciale... possiamo fare qualcosa di speciale...
- Mmm... stuzzicante! E che cosa proponi?
- Non so... dimmi tu, dai! Esaudirò ogni tuo desiderio... sarò la tua schiavetta...
Giacomo arrossì, eccitato dalle parole della sua ragazza. Lanciò uno sguardo tutt'intorno, sperando di non aver destato la curiosità di qualche collega.
- La mia schiavetta, dici?
- Sì, tu comandi e io eseguo. Facciamo così, tu mi dici qual è la tua fantasia più segreta, e questa sera...
La temperatura nell'ufficio era aumentata di dieci gradi.
- Questa sera...
- Dai, dimmi qual è la tua fantasia!
-La mia fantasia?
- Sì, tutti hanno delle fantasie piccanti. Dai dai, Topolino, dimmi la tua?
Giacomo si guardò di nuovo attorno. Il colletto della camicia gli stringeva.
- Amorina, sono in ufficio, ci sono i colleghi...
- O me la dici ora, o non si fa niente! Daaaai...
La voce di lei era tutta risolini: le piaceva spronare Giacomo, sempre così controllato, così timido; si divertiva a vedere fino a dove arrivavano le sue inibizioni, e, una volta superate, con quale impeto poi si gettava nelle situazioni che lei gli poneva di fronte.
- Ok, ok, te lo dico. Ecco... sai che mi piacciono i videogiochi, un sacco... e fin da ragazzo... ragazzino, diciamo... ho sempre sognato... di giocare mentre... mentre una donna mi faceva...
- Ti faceva...
Giacomo si morse il labbro. Stava morendo di vergogna.
- Un pompino, ecco, l'ho detto.
Qualche attimo di silenzio. Poi Chiara scoppio a ridere, incredula:
- Non ci credo... ah ah... tu vuoi che io... ah ah ah... mentre tu smanetti con i tuoi giochini... Ah ah ah...
- Ecco, sapevo che non dovevo dirtelo.
- No, scusami... perdonami... se tu vuoi questo... eh eh... ti prometto che questa sera, mantre te ne starai sulla tua poltrona con il joystick, o che so io, in mano, ti farò una pompino che non dimenticherai mai.
- ...Ok.
- Bene! Scusa Topolino, ma ora devo scappare. A questa sera. Certo però che sei proprio matto...
- E ti piaccio così matto?
- Ti adoro così matto!
- Anch'io ti adoro. Ciao.
- Ciao.
Giacomo mise giù il telefono, in piena agitazione. Ancora non riusciva a capacitarsi di come avesse fatto a trovare una ragazza così. Lui poi, che si era sempre considerato uno sfigato, un secchione capace solo di risolvere equazioni e giocare ai videogiochi. Sembrava davvero che Chiara fosse spuntata fuori dai suoi sogni: bellissima, simpaticissima, intelligentissima e, dio, una vera porca! A letto faceva di tutto. E non solo a letto! Da tre mesi a questa parte, da quando l'aveva conosciuta, Giacomo aveva finalmente dato sfogo a tutte le sue frustrazioni sessuali, ed era anche dimagrito di cinque chili! Lei era insaziabile, il sesso proprio le piaceva. Ma Giacomo, da ragazzo sensibile qual era, non era interessato solo al sesso. Con lei stava bene, come non lo era mai stato: era riuscito perfino a riacquistare un po' di fiducia in se stesso, il lavoro andava meglio e la sua vita non gli sembrava più così penosa. Era innamorato perso. Unico difetto: a lei non piacevano i videogiochi, anzì, li considerava un po' una cretinata per bambini, una perdita di tempo. Un vero peccato, perchè, per non sembrare troppo infantile agli occhi di lei aveva limitato di molto il tempo dedicato al suo passatempo preferito.
Non si aspettava che lei accettasse di soddisfare quel desiderio che covava dentro da anni. Ne era rimasto davvero sorpreso. Ma in fondo, lei, se si trattava di sesso... Accidenti, finalemente il suo sogno adolescenziale sarebbe stato esaudito! Si ricordava ancora di quando, da ragazzo, si immaginava così intensamente che una ragazza, per lo più una delle sue compagne di classe, venisse a succhairglielo mentre giocava, che spesso, preso dall'eccitazione, doveva mettere in pausa e correre in bagno a masturbarsi. Sì, era proprio una sfigato...
Ma ora sorgeva un piccolo problema: il momento avrebbe dovuto essere perfetto, quindi quale gioco scegliere? Giacomo scartò subito il Wii: non si può godere tranquillamente dimenandosi durante una partita a Wii Tennis, assolutamente! E anche Batman Arkham Asylum, che aveva comprato da poco, non andava bene: metteva troppa ansia. Ci voleva un gioco tranquillo, per niente frustrante. Pes? No, a Pes si arrabbiava sempre. Poi, un lampo di genio! Avrebbe tirato fuori il vecchio Super Nintendo e avrebbe giocato a Super Mario World. Sì! Il suo primo gioco. Il gioco più bello di sempre. Che idea grandiosa!
La giornata durò un'eternità. La sera, finalmente, prima di salire al suo appartamento, Giacomo si fermo in garage a rovistare fra vecchi scatoloni. Alla fine lo trovò: il suo glorioso Super Nintendo! Portò la console in casa, assieme al gioco e al controller; spolvero per bene e collegò il tutto alla TV in soggiorno; prese la poltrona e la piazzò davanti allo schermo: la postazione era pronta.
Si fece una doccia veloce, indossò qualcosa di comodo e si sedette ad aspettare. Non aveva fame, non aveva sete, non pensava a nulla. Tenava lo sguardo fisso sulla TV, poi sulla console, poi sulla TV, poi sulla cosole ancora, e saltò in piedi con un scatto appena sentì suonare il campanello.
Aprì, e si trovò davanti Chiara, bellissima, con i suoi folti capelli neri abbandonati voluttuosamente sulle spalle e i suoi grandissimi occhi verdi, penetranti. Indossava un impermeabile grigio, legato in vita con una cintura, che le copriva tutto il corpo tranne i polpacci nudi e i suoi piccoli piedi, scalzi. Era nuda sotto quell'impermeabile? Giacomo, eccitato come un vulcano, la baciò violentemente sulla bocca sottile, ingraziosita appena da un velo di rossetto. Si guardarono negli occhi, senza dire una parola. Lei, con un gesto, slacciò la cintura dell'impermeabile e lo lasciò cadere: era completamente nuda!
- Ma dico, sei pazza - esclamò subito Giacomo, tirandola in casa e chiudendo la porta - così, sul pianerottolo? Aspetta almeno di entrare!
Lei rideva. Giacomo la guardò, con quel seno tondo e prosperoso che sobbalzava ai suoi scatti di riso, e i fianchi stretti, e il sedere... quel sedere... dio che donna! L'abbracciò di nuovo, si baciarono ancora, a lungo, mentre le mani di lui le percorrevano imperterrite tutto il corpo.
- Tanti auguri, padrone - disse lei, prendendo un attimo di respiro da quel bacio soffocante.
- Grazie schiavetta.
Chiara guardò la poltrona, e sorrise.
- Ah, vedo che hai già preparato tutto!
- Eh eh...già, sai, aspettando... vuoi qualcosa da bere, o... hai già mangiato? Com'è andato il viaggio?
Lei lo afferrò, lo lanciò letteralmente sulla poltrona e s'inginocchiò di fronte a lui.
- Non perdiamo tempo, padrone. Parleremo dopo: prima la schiavetta deve fare il suo dovere... - e cominciò a sfilargli i pantaloni.
- Aspetta! Devi accendi il Super Nintendo.
- Subito, padrone.
- E spegni la luce!
- La luce... certo padrone.
Chiara fece scattare l'interruttore della console, spense la luce e tornò a mettersi in posizione.
Sullo schermo apparve il menù di Super Mario World. Giacomo selezionò una nuova partita e, appena il calore delle labbra, della bocca, della lingua di lei avvolsero il suo pene, un brivido lo assalì, insostenibile. Non riusci a trattenere un gemito, quasi un singhiozzo prolungato, la mappa, ecco! La mappa dei livelli! Da quanti anni non giocava a Super Mario World? Dieci? Docici? Eppure si ricordava tutto, quella musichetta inconfondibile, il primo livello con la fila di tartarughe e, ah! Ora gli stava leccando i testicoli, Mario... Mario ha preso il fungo, ah! Un morso! La lingua sale, sale fino al glande, rotea veloce, più veloce, Mario va velocissimo premendo Y, con un saltò attraversa la sbarra del checkpoint e, Yoshi! Caro vecchio Yoshi che ingoia i nemici e succhia, succhia forte stringendo il pene con la mano, un sussulto, il respiro accellera, un altro gemito, è Natale...
Il piacere invase il corpo e la mente di Giacomo. Davanti allo schermo non vedeva più niente: si era staccato dalla realtà; era volato via, lontano. Solo le mani, come se vivessero di vita propria, si muovevano autonomamente, ignare di cosa passasse per la testa di Giacomo, pigiando rapide i tasti colorati del controller.
Tornò indietro nel tempo. Rivide la sua vecchia casa, addobbata per Natale, sotto l'albero il pacco con la carta rossa e il suo nome scritto sopra: il suo Super Nintendo! Rivide i lunghi pomeriggi invernali, tornato a casa da scuola, la pioggia sui vetri, Mario che attraversava montagne, castelli, grotte, case infestate... Rivide Filippo, Filippo! Il suo amichetto, chissà che fine ha fatto... Un livello a testa, sì, uno a testa, mentre la nonna portava ai suoi due birbanti un bel panino con la mortadella. Ah, la nonna Marì! Sempre vestita di nero, con quella pettinatura che lo faceva ridere, ma sempre tanto dolce! Si sedeva sul divano e lo guardava giocare. La incuriosivano tanto i videogiochi, le piaceva guardare e aveva anche provato a volte, ma moriva subito, non aveva il giusto tempismo e si faceva uccidere da quelle stupide tartatughe. E ne rideva, cara nonna! Gli mancava tantissimo la nonna, e... oh... oooh ODDIO!
Stava venendo! Durante la visione il piacere dei ricordi era diventato tutt'uno con quello sessuale e l'orgasmo, che Chiara gli aveva provocato con tanta passione, lo colse di sorpresa. Solo che, nell'attimo della potente eiaculazione, Giacomo non riusci a cancellare l'immagine del volto di sua nonna sorridente, che gli aleggiava quasi tangibile davanti agl'occhi, ed ebbe come l'impressione che... il suo seme... appunto... la tangesse! Povera, povera nonna Marì!
Inorridito, schifato, Giacomo si alzò in piedi all'improvviso, urlando, senza capire più nulla, e assestò a Chiara, ancora accucciata, una poderosa ginocchiata sul naso.
- Cazzoooo...che male! Ma sei idiota? - biascicò lei tenendosi una mano sul naso dolorante.
- Eh cosa?
- Ahi... porc...ma che t'è preso?
Giacomo ritornò in sè e si rese conto di ciò che era appena successo. La guardò mentre, ancora ai piedi della poltrona, dondolava avanti e indietro il busto, il volto contratto in una smorfia sofferente. Si sentì un imbecille.
- Amorina, cacchio, scusami... io, ti giuro, non so... è che all'improvviso mi vedo davanti la nonna e... oddio!
- Che c'è? Che c'è?... Aaah, perdo sangue! Ho la mano piena! Ahia... mi hai rotto il naso, stronzo! Me l'hai rotto... tu e quei giochi cretini!
- Vado a prenderti dei fazzoletti. Aspetta.
Corse in cucina, aprì l'armadietto dove di solito teneva i fazzoletti, ma non c'erano. Guardò negli altri, niente lo stesso. Forse li aveva finiti. Prese allora il rotolone di carta da cucina e tornò in soggiorno. Chiara, però, se n'era già andata.
Aprì la finestra che dava sul portone d'ingresso. Pochi secodi dopo vide uscire Chiara con passo svelto, vestita così com'era venuta, asciugandosi il sangue con le maniche dell'impermeabile.
- Chiara! - le gridò - dove vai?
Lei non rispose, si limitò ad alzare una mano e mostrare il dito medio. Salì sulla sua Punto rossa e sgommando se ne andò via.
Giacomo era scombussolato, esterrefatto. Non avrebbe mai immaginato che la serata potesse concludersi così. Aveva rovinato tutto. E Chiara s'era davvero incavolata... certo però che poteva dargli almeno il tempo di spiegare!
Tornò a sedersi sulla poltrona e, con un'espressione mesta e turbata, si mise a guardare il pavimento sporco di sangue. Questo turbamento, però, si stemperò pian piano, e le labbra di Giacomo si piegarono in un accenno di sorriso; il sorriso diventò un ghigno; il ghigno un risolino; il risolino una risata sonora. Rise di gusto, tenendosi la pancia con le mani, fino alle lacrime. In fondo, era la cosa più ridicola che gli fosse mai capitata, e solo a lui poteva capitare. Domani, ne era sicuro, avrebbe riso anche Chiara. La botta al naso non era grave, avrebbe scommesso tutti i suoi videogiochi che non era rotto. Domani sarebbe andato da lei con dei fiori per chiederle scusa, avrebbero fatto pace e ne avrebbero riso assieme. Domani.
Quella sera, infatti, Giacomo era esausto, e anche se avrebbe fatto una figura migliore a mettersi in macchina e seguire subito la sua ragazza, non ne aveva la forza. Quella sera, ormai, poteva dedicarla ad una cosa soltanto: i suoi amati videogiochi. Super Mario World aveva saputo stregarlo di nuovo, e aveva una gran voglia di giocarci seriamente, senza distrazioni. Da quanto tempo non prendeva una serata per se stesso? E per giunta era anche il suo compleanno: Chiara poteva aspettare.
Riprese in mano il controller ma, appena cominciato un livello, oh no, la nonna! Il volto della nonna inzozzato e disonorato ricomparve immediatamente davanti agli occhi di Giacomo, che distolse lo sguardo dallo schermo e strizzò forte le palpebre.
Si alzò e spense il Super Nintendo, spaventato. Cosa stava succedendo? Che scherzo era questo? Quell'orribile immagine, quell'orribile immagine incestuosa e nauseante era riapparsa. Non riusciva a crederci.
Volle fare un altro tentativo. Prese il controller della Play Station 3 e fece partire il gioco di Batman. Si concentrò, cercò di prestare massima attenzione a tutte le scritte che precedono il menù iniziale, lesse perfino i copyrights, pronunicando le parole ad alta voce. Niente da fare: una volta finito il caricamento, dai meandri più nascosti della sua mente fece di nuovo capolino la nonna, prima piccola piccola, poi via via sempre di grande, mostrando senza pietà la sua faccia sporca e soddisfatta.
- Ah... bastaaaa!
Giacomo scagliò a terra il joypad e cominciò a sfregarsi ferocemente gli occhi con le mani chiuse a pugno, come se volesse materialmente spazzare via la nonna, ripetendo con voce strozzata:
- Sono rovinato... non posso più giocare... sono rovinato...
no fear
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