6 maggio 2010

Il ripostiglio del dolore

Certe cose succedono davvero troppo in fretta. Succedono così in fretta che proprio non riesci a capire bene cosa diavolo davvero stia succedendo.
E non alludo a quelle volte che hai sborrato dopo una manciata di secondi dalla penetrazione. E nemmeno a quella volta in cui ti sei ritrovata col cazzo di chissà chi in bocca o nella fica o tra le mani o. 
Nemmeno quella volta che hai finito Mario Bros per il NES è contemplata.


Alludo ad altro, alludo a tutto quell'insieme di eventi bene o male riconducibili alle nostre presunte decisioni, a quelle volte che hai voluto qualcosa, quelle volte che hai cercato qualcosa, qualcuno, qualche.

Vivere. Non è mica un affare da poco. Ci ritroviamo coscienti di noi stessi così, un po' per caso, un po' per gioco, un po' perchè non potrebbe essere altrimenti, un po' perchè il bar non vuole più darti da bere e un po' perchè vaffanculo.
Ovviamente la paura non può che prendere il sopravvento. Ti terrorizza l'idea che domani non esisterai più, vero?
I più stolti usano rifugiarsi nella fede; beati loro.
I più saggi sono immortali. 
Noi, che viviamo a metà strada tra la saggezza e la follia, siamo sprovvisti di ogni minima didascalica istruzione sul come proseguire, su quale sia la piattaforma sulla quale poter saltare senza sprofondare, su dove sia l'uscita o il livello successivo.
Ma lo cerchiamo, il dannato livello successivo, mai appagati da quello attuale, mai sazi e mai sobri. E mai tirando in ballo entità metafisiche, se non per imprecarle.
Od osannarle, tanti coglioni lo fanno.
E a volte ci arriviamo al livello successivo, mentendo a noi stessi, ripetendoci che così è meglio per tutti, solo per renderci conto che non si tratta altro che della stessa merda quotidiana, magari colorata diversamente, magari disegnata diversamente, ma sempre merda è.
Secula Seculorum.
Quante vite abbiamo perso cercando l'uscita? Quante ne perderemo ancora?
Quanto spazio abbiamo a disposizione nel nostro personalissimo ripostiglio del dolore? Quante lacrime siamo in grado di soffocare prima che siano le lacrime a soffocarci, magari proprio sul più bello, magari proprio mentre siamo lì, ad un passo dalla meta, mentre ce ne stiamo fottendo di tutto e tutti, mentre tutto e tutti se ne fottono di noi, mentre.

Fosse tutto semplice come in un fottuto videogioco.
Purtroppo la vita è più complessa dell'informatica. Non esiste solo acceso o spento, la vita è quantistica. Esiste tutto e il contraio di tutto allo stesso tempo.

Ed esiste tanta sofferenza, esistono vagoni di sofferenza.
Solo non esiste una risposta.
Solo non esistono altre vite.
Solo datemi un'altra birra.
Solo.

a seguire una simpatica vignetta avente per protagonista Sonic, giusto perchè siamo pur sempre su un blog videoludico. Subito dopo tette giapponesi.





it's real, it's
Drink! il primo blog videoludico che una volta è finito in questura per avver mostrato il culo ad un politico leghista. E se ne vanta.