1 febbraio 2011

Game Over, Mubark

Come certamente saprete, folto ed erudito pubblico di nerd disinteressati al calciomercato e in grado di appassionarsi alle noiose questioni di politica estera tra una partita a Dead Space 2 e la vostra sega quotidiana, in Egitto sta succedendo un gran bel casino.






Il popolo protesta da settimane, avranno di certo ottime ragioni dato che protestano seriamente e si fanno ammazzare per la strada, mica Bersani che dà del cattivone al Berlusca o le raccolte di firme de LaRepubblica, ma queste ragioni non ho voglia di raccontervele, del resto i principali mezzi d'informazione italica fanno così e non vedo perchè Drink! dovrebbe essere da meno.

E poi su, un po' d'intuito, i motivi per i quali la gente scende in piazza son sempre quelli: il divieto di trasferta ai tifosi del Napoli, la pace, il gay pride, la disoccupazione mista alla cronica corruzione del sistema politico e all'impossibilità di comprare persino il pane e minchiate del genere.




Sia quel che sia, lì la gente vuole letteralmente la testa di Muḥammad Ḥosnī Sayyid Ibrāhīm Mubārak, comunemente conosciuto come Mubark, presidente da trent'anni della nazione mediorientale famosa per aver ispirato il film di fantascienza maccaronica Stargate, film che a sua volta ha ispirato pessimi videogiochi, esilaranti recensioni di quegli stessi videogiochi su Game Power e un pacchiano serial televisivo.
Serial che onestamente non ho mai guardato ma che se dovessi perdere l'uso del pene potrei anche considerare come alternativa a trastullarmi il piffero per le ore di veglia che compongono una giornata.

Gli egiziani sono incazzati per davvero, e non soltanto perchè il governo ha chiuso Twitter e Facebook, interdetto l'utilizzo di internet e dei telefonini e qualcuno ha raccontato loro che la nuova console portatile della Sony verrà venduta prima agli israeliani che a loro, sono incazzati perchè vogliono la fine di un regime autoritario, complice e colpevole delle violente repressioni avvenute nelle scorse settimane e della cessione di Pazzini all'Inter.




Mubark, intenzionato a non dimettersi ha annunciato un rimpasto di governo. Un grande statista.
Il popolo, intenzionato a non farsi più sparare dalla polizia durante una manifestazione, ha annunciato il Game Over di Mubark. Un grande popolo.

Game Over, un termine noto a voi invasati di videogiochi così come a chiunque, un termine comprensibile in Germania, come in Portogallo, in Giappone, insomma, ovunque.

Oddio, i muratori peruviani al lavoro nell'appartamento sotto il mio che ogni mattina mi trapanano gli orifizi uditivi credo non riescano a essere raggiunti da questo messaggio, ma non essendo raggiunti nemmeno dall'INPS suppongo che la cosa non li turbi smodatamente.




Il termine Game Over nacque con i flipper; i vecchi cassoni avevano un piccolo schermo, non in grado di contenere la frase "This Game Is Now Over" o " Fai schifo sfigato smettila di sperperare monetine e tempo con questo flipper e trovati un lavoro rispettabile". 
Anche le lezioni di storia dell'intrattenimento elettronico vi faccio, roba da non crederci.

Lo slogan meta videoludico è diventato uno dei simboli di questa protesta, una protesta oscurata dal regime ma che invece è riuscita a farsi notare in tutto il mondo, o nella parte apparentemente civilizzata di esso.
Pensate, ne sto scrivendo pure io.

Avessero scelto un qualsiasi altro slogan col cazzo che ne avrei parlato.





"Two Words Helping Overthrow A Government" [from kotaku]

get up, stand up

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