19 luglio 2013

Come sopravvivere all'alienazione che un lavoro monotono inevitabilmente comporta.



Ogni volta che leggi un post su un blog, un libro muore. Appurato questo, spera che a perire sia un libro di Concita De Gregorio e continua pure a leggere senza particolari sensi di colpa.
Ti amo Concita, lo sai che scherzo, cucci cucci.


“Buongiorno.”
Non ce l'ho la tessera.
“Buongiorno lo stesso, scaltro cliente.”

Temo di essere bulimica. Anche la mia fidanzata immaginaria lo sospetta. Nell'ultimo semestre, in controtendenza con le statistiche sulla disoccupazione, ho lavorato in modo pressoché continuativo e passare dalla stretta sussistenza alla possibilità non così scontata di poter acquistare ogni genere di becchime io desideri ha mandato a puttane una già provata psiche; sono ossessionato dal cibo. Mi addormento pensando a quale aroma artificiale darà sapore alla brioche che intingerò in un cappuccino l'indomani, sogno ad occhi aperti gustosi manicaretti che puntualmente non preparo, masturbo le mie papille gustative con carni pregiate e poi mi sento in colpa, m'invento scuse come turni di 7 ore con 10 minuti di pausa per giustificare il fatto di saltare i pasti, so cos'è la dieta a zone, peso 60 chili e credo di essere grassissima, bevo due bottiglie di verduzzo in mezz'ora e vomito, ma suppongo questo sia abbastanza normale, gioco a candy crush mentre mangio barrette energetiche biologiche gluten free vegane senza strutto e altre bestemmie.
Forse sono anoressica, a esser onesti non ho ben chiara la differenza.

“Sono 15 euro e 70 centesimi.”
Accettate buoni pasto?
“Si, però
eh, ma fuori c'è scritto che li accettate, siete dovuti a farlo. Non è possibile che ci sono sempre problemi. eh.

Le cose che non ho ben chiare sono un'infinità.
L'inferno, ad esempio. Io non lo so se esiste, ma, se esiste e fin quando non cambierò idea, lo immagino come un sabato pomeriggio trascorso lavorando dentro il supermercato di un porto gremito di nordafricani che nella migliore delle ipotesi parlano francese, napoletani che basculano grugnendo e starnazzano impettiti sputtacchiando vocali, i soliti vecchi rincoglioniti e turisti spaesati di ogni etnia.
In questo inferno tu sei lì travestito da idiota a spiegare in continuazione alla gente dov'è il latte oppure sei dietro la cassa, non hai monete per dare i resti, nessuno ha pesato la frutta, tutti pagano in dollari australiani e ogni 10 minuti un marocchino torna indietro brandendo lo scontrino minacciosamente, affermando in arabo di essere stato fregato. Che lo andasse a fare in un supermercato di guantanamo un teatro del genere.
È normale che poi uno sclera e diventa bulimica.


“Si, li accettiamo, sia ben chiaro che trovo questo voi/noi ridicolo assai. Comunque, dicevo, noi accettiamo i buoni pasto, ma non su tutta la roba che occupa gli scaffali, solo su una parte di essa. Chiaramente io sono all'oscuro di quali siano i prodotti acquistabili con i ticket, in primo luogo perché non me ne frega un cazzo, davvero, non me ne frega un cazzo di niente, vai al carrefour che lì li prendono senza rompere i coglioni, in secondo perché il terminale ha un tasto altamente didascalico – totale pagabile buoni – che emette l'editto finale a suo imperscrutabile giudizio e con un grado di valenza giuridica gerarchicamente superiore alla Costituzione Italiana. Adesso premo il tasto e poi ti dico quanti buoni puoi darmi.”


Non capisco tutto questo accanirsi sulla possibilità di morire legalmente. Vaffanculo, perché mai dovrei pormi il problema? Chi vuole farla finita ha possibilità infinite. Bacco, tabacco, disordini alimentari, un master in marketng, la tessera del PD. Possibilità infinite. Io, per esempio, l'altro giorno ero un po' triste per tutta una serie di cazzi miei, ma soprattutto perché manca ancora più di un mese all'uscita di GTAV, così ho iniziato a leggere il blog di Grillo e all'improvviso sono morto di noia.
È stato meraviglioso.

“Mi dispiace, sulla tua spesa non accettiamo buoni pasto, sono 15 e 70, grazie.”
“Hai settanta centesimi? Un euro?”

il treno può andare in entrambe le direzioni, basta volerlo. E se non ci riuscite siete finocchi.

time after time 
Drink! il primo blog italiano di satira videoludica e soprattutto.