Nasci,
piangi.
Dormi, mangi, cresci.
Ridi, giochi, fai chiasso.
Continui a crescere, inizi a camminare.
Parli, concatenando semplici sillabe senza in vero dire alcunché.
Nella maggior parte dei casi sarà così per tutta la tua esistenza, basti pensare ai comizi dei leghisti o ai libri di Ammaniti.
Scopri la bellezza di meravigliarsi, ti stupisci di ogni aspetto di quella stessa vita che più tardi ti annoierà mortalmente.
Cominci a capire il mondo che ti circonda, o almeno te ne fai un’idea.
Impari.
Idealizzi.
Poi d’un tratto smetti di sembrare un bambino, ma continui a dormire, mangiare e giocare.
T’innamori, centinaia di volte.
T’incazzi, milioni di volte.
Scopri la passione, le droghe, la frustrazione, la birra, il mal di testa, la nausea, il sesso, la musica, i viaggi, la clamidia.
Coltivi i tuoi interessi, la tua marijuana, la tua personalità.
Provi.
Provi un puttanaio di cose. Puttane incluse.
All’improvviso diventi adulto, lavori, ti sposi, hai un cane, lo porti a spasso la sera per fuggire da tua moglie.
Somatizzi, qualsiasi cazzo di cosa voglia dire.
Ogni tanto ti prendi una sbronza, spesso da solo.
Pensi.
Inizi a realizzare che se un tizio che ha studiato medicina decide di specializzarsi nell’infilare dita nei culi della gente evidentemente esiste un qualche aspetto serio della questione del quale eri all’oscuro.
Certo si tratta di un mestiere di merda.
Ti preoccupi seriamente della tua salute.
Ti preoccupi seriamente.
Non pensavi sarebbe successo così in fretta.
Anni che scivolano in un batter d’occhio.
Divorzi.
Smetti di innamorarti ma continui a incazzarti, miliardi di volte al giorno per la stessa ragione.
Invecchi, insieme alla tua idea di mondo, che mai come adesso è stata più chiara.
O forse si?
Rimpiangi, mentre il tempo passa in fretta anestetizzato dalla monotonia, ti attacchi alla vita.
Andarsene ti fa paura.
Piangi,
muori.
Ammesso che tu non sia un bambino affetto da qualche crudele malattia ad alto tasso di mortalità post-nascita partorito in qualche nazione sfigata del Mondo, in quel caso Nasci, piangi, muori e vaffanculo.
N.B.
Il piccolo borghese normodotato figlio di puttana preso come spunto per questo nauseante post colmo di retorica del cazzo è un personaggio immaginario, eterosessuale, senza figli, qualunquista ed esente dal contributo di solidarietà.
Ogni riferimento offensivo a medio borghesi normodotati figli di puttana realmente esistenti è improbabile.
I riferimenti offensivi ai giocatori di futbol invece sono volontari, sebbene a essere onesti non ve ne siano.
La madre di Totti è una baldracca.
A seguire qualcosa di videoludico.
Approvato dai ginecologi aogoi e non approvato dalla mia ragazza
Drink!
Reinterpretiamo il significato del termine blog videoludico dal 2008 avanti Cristo, ma tecnicamente non crediamo in Cristo, quindi fate un po’ voi.
Da oggi anche per gli analfabeti di ieri.